Identità
Tutti noi soffriamo per problemi legati all'identità. Non era così fino a qualche decennio fa, quando l'identità era legata all'appartenenza a qualcosa. Oggi i luoghi a cui era affidato il sentimento di appartenenza (famiglia, vicinato, lavoro) non sono più affidabili. Ogni aspetto della nostra esistenza è soggiogato alle regole del consumo, tutto ha una data di scadenza e nasce per essere rimpiazzato. In questa condizione le identità non negoziabili diventano inadatte, la coerenza un intralcio. Chi si lega a un'idea sa che verrà presto gettato via con quella. Non c'è tempo perché il malcontento diffuso si condensi nella richiesta di un mondo migliore. I privilegiati possono comporre la loro identità scegliendo fra le vaste offerte del mercato. I non privilegiati hanno un'identità, un'etichetta imposta dall'esterno che non si può cambiare. Questa identità è sempre offensiva, umiliante e disumanizzante. Ma anche i pochi "fortunati" rischiano continuamente di non stare al passo, così la gioia di scegliere una nuova identità è guastata dalla paura di fallire e precipitare nell'inferno dei declassati. Gli intellettuali non sentono più nessun obbligo nei confronti dei più deboli. Si preoccupano della loro immagine, non mettono bocca nelle questioni politiche se non viene loro espressamente chiesto da chi è al potere. Si nega che esistano gruppi maggiori della somma delle loro parti e quindi cause più importanti della soddisfazione individuale. Martiri ed eroi battono in ritirata e vengono sostituiti da vittime e celebrità, cioè persone note per la loro notorietà. (Zygmunt Bauman)
Etichette: Celebrità, Consumismo, Eroi, Identità, Martiri, Z. Bauman
7 Comments:
Oddio che pessimismo!
Io non credo affatto che tutti si sentano così, e meno male!
C'è gente che crede in se stessa, in come è, e in quello che fa.
Spero tu sia dei nostri!
Bauman l'ho visto al salone del libro di Torino, qualche settimana fa. Parlò delle vespe di Panama e delle analogie con la società umana.
La sua società liquida si può aggirare? Secondo me sì.
Con Second life ^___^
@rodocrosite: è il pensiero di un sociologo, che sicuramente ha del vero, questo non significa che tutti siano in queste condizioni, ma certo fa riflettere.
@fra: il salone del libro l'ho boicottato per diverse ragioni, naturalmente con rimpianto per altre.
io invece credo che abbia profondamente ragione bauman.
ha ragione quando dice che componiamo la nostra identità. lo fanno tutti, o quasi, e se non lo fai rimani tagliato fuori.
ma se lo fai, chi diventi? chi sei? quali saranno le persone che avranno il privilegio di conoscere il tuo vero io? così diventiamo troppo sfuggenti, e fittizzi. spaventa, come tendenza, ma è già così mi sa, la dimostrazione sono i blog, che la maggior parte delle volte sono vetrine su cui mostrare la nostra immagine migliore..
@rachele: in effetti nel bene o nel male, consapevolmente o meno tutti noi cerchiamo di uniformare la nostra persona a quelle che noi riteniamo siano le aspettative degli altri, anche semplicemente nascondendo alcuni lati del nostro carattere.
Ha ragione Bauman e brava Rachele.
Non è che Bauman dice che qualcuno si senta così o meno, ma che la società si comporta così. Ed'è dannatamente sbagliato. Punto.
Un saluto a Lateo e il suo blog.
@edgar: pultroppo quello di Bauman è frutto di uno studio. Un saluto a te "edgar"
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